10 Novembre 2011
COLDIRETTI LAZIO

 

Pronti nuovamente a protestare i pastori del Lazio. E’ stata indetta, infatti, per lunedì prossimo 14 novembre 2011,  dalle ore 11.00 alle ore 18.00, una giornata di protesta per il mancato accordo sul prezzo del latte ovino. Coldiretti, Cia e Confagricoltura Lazio, insieme, saranno di fronte lo stabilimento Brunelli di Aprilia, per reclamare attenzione affinché, un settore così importante per l’economia regionale, non venga ulteriormente penalizzato. Nonostante gli sforzi responsabili, sia delle organizzazione professionali, che della Regione Lazio, per determinare un nuovo prezzo regionale della latte ovino nel Lazio – denunciano Coldiretti, Cia e Confagricoltura – i punti della nostra vertenza continuano a non essere considerati dagli industriali che insistono nel rifiutare le legittime proposte dei pastori.
“Il prezzo minimo al litro comprensivo d’Iva – spiega Aldo Mattia, direttore Coldiretti Lazio, delegato dalle organizzazioni agricole regionali a prendere parte al tavolo regionale della trattativa con gli industriali – deve essere pari a 0.95 centesimi di euro al litro (compreso Iva). Chiediamo azioni immediate per la promozione del prodotto trasformato, per l’avvio di un sistema di pagamento a qualità del latte e la variante del prezzo praticato nel mercato sardo con una maggiorazione del 25% agli attuali 75 centesimi di euro a litro.”Dopo le azioni già intraprese nei mesi scorsi, grazie al Piano di Sviluppo Rurale, (pacchetto giovani;interventi per la trasformazione e commercializzazione;benessere animale ed indennità compensative), occorre ora puntare al sostegno della fase di produzione mediante l’assistenza tecnica e il miglioramento genetico senza trascurare azioni di promozione e comunicazione. “Nel 2012 si dovrà guardare – argomenta il presidente regionale di Coldiretti Lazio, Massimo Gargano – al piano ovicaprino nazionale continuando l’assistenza tecnica e il programma qualità, e avviando l’identificazione elettronica degli ovini. Ora, però – aggiunge Gargano – la prima risposta per il settore che è in agonia, è il prezzo. Proprio per questo abbiamo deciso di organizzare questo sit-in di protesta con il quale apriamo una mobilitazione che si chiuderà solo dopo risposte chiare e definitive”. Attualmente i pastori laziali, purtroppo, sono costretti a consegnare il proprio prodotto ad una cifra che oscilla tra i 0,65 e i 0,70 centesimi a litro con la quale non si coprono affatto le spese di produzione. Si tratta di importi che penalizzano una categoria particolarmente vessata che ormai rischia di chiudere le proprie aziende. "E’ bene far sapere ai cittadini-consumatori – conclude Mattia – la precarietà di quanti producono i formaggi nel Lazio. Gli industriali fanno scendere il prezzo mentre gli acquisti negli ultimi 10 mesi sono aumentati del 10%”.

I NUMERI
Il settore è tra i più importanti a livello economico nel Lazio. L'Italia e' il secondo produttore di latte ovino 'al mondo' (dopo La Cina) e di formaggio (dopo la Grecia). L’andamento è stato in crescita negli ultimi 20 anni. Lazio e Sardegna sono in pole-position nella produzione. Le aziende più competitive riescono a difendersi, ma le difficoltà permangono forti in una realtà molto frammentata e caratterizzata da piccole entità produttive. La quasi totalità delle aziende conta su un numero di capi compresi tra 1 e 99, e dispone di una superficie compresa tra i 2 e i 5 ettari. Da dati recenti il 41 per cento dei capi si trova in provincia di Viterbo, segue Roma con il 31 per cento, Rieti con il 13, Frosinone con l'11 e Latina con il 5. Negli ultimi 12 mesi nel Lazio risultano aperte 8.782 aziende, di cui 7121 di ovini, 835 di ovini e caprini, 826 di soli caprini. Il numero di capi nella regione è pari a 760.903 totali, di cui 715.397 ovini, 45.506 caprini. La maggioranza delle imprese presenta un numero di capi compreso tra 1 e 99 mentre la maggioranza di animali (45% ) e' detenuto da aziende che posseggono un numero di ovini compreso tra 100 e 499. Interessanti al riguardo anche i dati relativi agli ultimi 12 mesi: su un totale di 8.287 allevamenti aperti, nel Lazio ne risultano chiusi 3181, a Roma, su 2308, hanno chiuso invece i battenti 1039. Di contro si riscontra, in analogia ad altre realtà agricole, a fronte di una diminuzione della aziende un aumento del numero dei capi, da parte di entità produttive più consistenti. Un risultato che, lega alle difficoltà sopra menzionate, anche la necessità di una modernizzazione del settore.

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