12 Dicembre 2014
Latte bovino

“Prezzo per i produttori, trasparenza per i consumatori. Se Regione e Ministero non provvedono in fretta a risolvere la vertenza del latte, le piazze torneranno a riempirsi di giallo”. Sceglie la linea dura Aldo Mattia, direttore regionale della Coldiretti, nel suo intervento all’assemblea convocata per riaprire la trattativa sul prezzo del latte alla stalla. “È inammissibile che ai produttori vengano corrisposti 39 centesimi per un litro di fresco che poi, alla distribuzione, viene venduto in media a 1 euro e 60 centesimi! Un differenziale inaccettabile, una speculazione intollerabile sia in termini di mercato che di etica. I nostri imprenditori – dice Mattia – non ce la fanno a sopravvivere. Solo nell’ultimo anno il prezzo all’origine è crollato da 45 a 39 centesimi e il settore ha perso il 5% delle imprese, piccole e medie realtà produttive che hanno dovuto chiudere le stalle perché i costi di produzione sono diventati insostenibili”. Oggi nel Lazio la zootecnia da latte conta 1.413 aziende per una produzione di 340.000 tonnellate. “Le vostre rivendicazioni – ha replicato l’assessore regionale all’agricoltura Sonia Ricci – sono sacrosante, ma più che la Regione Lazio può il Ministero delle Politiche Agricole. Il ministro Martina, come sapete, ha raccolto il nostro invito ad aprire il tavolo di filiera ed è in quella sede che faremo il negoziato con le industrie della trasformazione e della distribuzione per riconoscere un prezzo adeguato ai produttori. Se andrete in piazza – ha concluso Ricci – non dipenderà soltanto da me e comunque non ci andrete perché l’assessore si sarà mostrato sordo rispetto alle vostre richieste”. La vertenza sindacale della Coldiretti include anche un secondo e altrettanto delicato aspetto, ossia la tutela della qualità del prodotto e dunque la necessità di introdurre, in fretta, la certificazione obbligatoria, in etichetta, della origine e della tracciabilità sia del latte che dei prodotti trasformati, come formaggi e mozzarelle. “In giro – ha aggiunto Mattia – c’è troppa pubblicità ingannevole. I controlli delle autorità sanitarie ci sono, ne riconosciamo l’efficacia e la puntualità, ma purtroppo non bastano. Troppo spesso le cronache ci raccontano del sequestro di partite di latte o di formaggi spacciati per prodotti italiani di qualità che poi non solo risultano non essere confezionati con latte italiano, ma che addirittura di latte ne hanno poco o niente. È un fenomeno che danneggia i nostri imprenditori e inganna i consumatori. Nel Lazio consumiamo più latte di quanto ne produciamo, ma nessuno sa da dove arriva. Ecco, se arriva dall’estero abbiamo il diritto di poterlo leggere in etichetta. Non si possono utilizzare certi marchi se la materia prima viene anche importata dall’estero. Chiediamo a Regione e Ministero di condividere la nostra battaglia per ottenere dalla Ue, in tempi rapidi, una normativa di riferimento sull’obbligo della tracciabilità circa provenienza e trasformazione. Una operazione trasparenza per tutelare produttori e consumatori”. Sul fronte della promozione del latte laziale l’assessore Ricci ha dato disponibilità immediata a finanziare, con un investimento di 150.000 euro, una campagna di informazione per promuovere la qualità del prodotto fresco locale e incentivarne il consumo. A sostenere la mobilitazione sindacale aperta da Coldiretti anche il nutrizionista Giorgio Calabrese e il presidente della Federconsumatori Rosario Trefiletti, intervenuti all’assemblea.

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