22 Luglio 2010
PREZZO DEL LATTE

 Rotte le trattative sul prezzo del latte. Gli industriali ci costringono a lavorare in perdita

Rotte le trattative sul prezzo del latte. Dopo ore di braccio di ferro sulle quotazioni da raggiungere i partecipanti al tavolo delle trattative si sono lasciati senza un accordo e senza una data per un’eventuale ripresa del confronto. “Le posizioni sono rimaste troppo distanti – spiega Leonardo Michelini, Presidente della Coldiretti di Viterbo – gli industriali, che in questo periodo hanno rimpolpato i loro bilanci sulle spalle degli allevatori e dei consumatori, hanno tentato di farci accettare condizioni ridicole rispetto alla situazione di mercato che negli ultimi 6 mesi non ha fatto altro che migliorare. Non è più possibile – prosegue Michelini – che le industrie agroalimentari acquistino latte straniero nei mercati europei, facendo crollare i prezzi del nostro Paese (oggi un litro di latte viene pagato alle nostre stalle attorno ai 35 centesimi di Euro, un terzo di una tazzina di caffè), per poi rivenderlo a cifre tutte italiane, con prezzi sospinti in alto dalla fama della qualità del made in Italy vantato in tutto il mondo. A questo punto valuteremo tutte le iniziative da mettere in campo al fianco dei nostri allevatori per difendere il prodotto, la qualità, la filiera italiana del latte, l’origine e di conseguenza tutti i consumatori del nostro Paese”. Nonostante lo sforzo della Regione che, attraverso l’Assessore all’Agricoltura Birindelli, si è impegnata nel difficile compito di mediare tra la parte produttiva e quella industriale mettendo da subito sul tavolo 2,2 milioni di euro per la promozione del latte laziale e l’assistenza tecnica alle imprese e, nonostante il mercato di latte, burro e altri prodotti caseari stia attraversando un momento positivo, l’industria non vuole riconoscere ai produttori quanto necessario a coprire i costi di produzione. Ci si chiede di tirare la cinghia ma ora che le cose stanno cambiando, l’industria approfitta della situazione continuando a pagare e offrire prezzi irrisori. Sorge legittimo il dubbio che l’industria non abbia affatto interesse a promuovere la produzione nazionale ma cerchi di speculare sui prezzi importando merce dall’estero per trasformarla magicamente in prodotti made in Italy, e tutto ciò quando ancora non si sono spenti gli echi dell’ennesimo scandalo alimentare delle mozzarelle blu dalla Germania.  “Ci sentiamo presi in giro – afferma Gabriel Battistelli, direttore della Coldiretti Viterbese -, prima le industrie dicevano che il mercato non andava, adesso che la situazione è migliorata, gli allevatori continuano a lavorare in perdita. A questo punto viene il legittimo dubbio se ci sia effettivamente la volontà di valorizzare il nostro latte o se invece il vero obiettivo sia di speculare continuando a importare prodotti dall’estero. Si è creata una situazione insostenibile – continua Battistelli - le industrie casearie non possono pensare che la corda alla fine non si spezzi. A questo punto penseremo a tutte le iniziative da mettere in campo a difesa del nostro latte e per la costruzione di una vera filiera tutta agricola e tutta italiana, dove il made in Italy sia veramente tutelato”. Si può intavolare una discussione seria sul prezzo del latte partendo da un valore che si aggira attorno ai 40 centesimi al litro. E’ questo il limite deciso dalla Coldiretti: “Si tratta di una media di buonsenso che tiene conto sia dell’andamento del mercato, sia dei valori del latte spot (quello non ancorato a contratti predeterminati) che oscillano fra i 39 e i 41 centesimi al litro, sia del differenziale dei costi di produzione che il latte laziale sconta rispetto alle produzioni del nord Italia”. I produttori sono esausti e non hanno più voglia di esseri presi in giro e intendono chiedere attenzioni e ottenere un prezzo più remunerativo per un prodotto che resta di alta qualità per il quale lavorano con passione, abnegazione e sacrificio 365 giorni all’anno. Troppe volte i cittadini acquistano credendo di portare a casa prodotti nazionali ma in realtà si ritrovano con merce che arriva da ogni dove o in alcuni casi prodotta con latte, se non addirittura con cagliate o pasta di formaggio, che nulla hanno a che vedere con la produzione italiana. Abbiamo vissuto intense giornate di mobilitazione con le bandiere di Coldiretti spiegate al vento ai valichi di frontiera e nei punti di ingresso dei prodotti alimentari nel nostro paese, di fronte ai principali caseifici del territorio e in una grande assemblea nazionale che ha radunato oltre 15.000 imprese agricole a Roma. Una mobilitazione nel nome del latte ma in difesa di tutta la produzione tricolore e del diritto dei cittadini di acquistare in modo consapevole senza la truffa dei colori, dei nomi e delle immagini italianeggianti, poste su prodotti che di italiano non hanno nulla tranne l’aspetto della confezione. Si tratta di una truffa morale nei confronti dei cittadini che attua un doppio furto a danno dei produttori: sottrae reddito e mercato e ruba l’identità di un made in Italy che è vanto nel mondo per l’intero Paese. “Se necessario – ha ribadito il presidente Michelini – torneremo davanti la Centrale del Latte di Roma e siamo pronti ad organizzare manifestazioni di protesta eclatanti”. La tensione torna alta.

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