5 Agosto 2010
Prezzo latte ovino

Dopo la soluzione della vertenza del prezzo del latte conferito alla Centrale del Latte di Roma, Coldiretti è di nuovo mobilitata. Questa volta per il prezzo del latte ovino. “La nostra sede regionale – esordisce il direttore della Coldiretti di Frosinone, Gianni Lisi – ha chiesto ufficialmente all’assessore regionale all’agricoltura, Angela Birindelli, la convocazione urgente di un tavolo aperto alle associazioni sindacali, agli industriali e ai rappresentanti delle istituzioni, per affrontare e discutere le problematiche legate proprio al comparto ovino regionale. Anche in questo caso, come per il latte bovino, deve essere stabilito un giusto prezzo. La soglia minima da cui partire  - spiega Lisi - è di 84 centesimi per litro consegnato. Attualmente i pastori, purtroppo, sono costretti a consegnare il proprio prodotto ad una cifra che oscilla tra i 0,65 e i 0,70 centesimi a litro con la quale non si coprono affatto le spese di produzione. Attendiamo con fiducia risposte concrete ma siamo pronti a scendere di nuovo in piazza”. Dal 1 aprile scorso il latte ovino, generalmente destinato alla trasformazione, ha subito un flessione che va dai 5 ai 10 centesimi al litro. Si tratta di importi che penalizzano una categoria particolarmente vessata che ormai rischia di chiudere le proprie aziende. "E’ bene far sapere ai cittadini-consumatori – continua Lisi – la precarietà di quanti producono i formaggi in Ciociaria  e nel Lazio. Al consumo i prezzi dei formaggi sono rimasti stabili mentre i trasformatori hanno deciso di ridurre unilateralmente la remunerazione per i produttori.I problemi per il comparto sono eterogenei in tutta la Regione. Il settore è tra i più importanti a livello economico non solo in provincia di Frosinone ma anche nel Lazio”. L'Italia e' il secondo produttore di latte ovino 'al mondo' (dopo La Cina) e di formaggio (dopo la Grecia). L’andamento è stato in crescita negli ultimi 20 anni. Lazio e Sardegna sono in pole-position nella produzione. “Le aziende piu' competitive riescono a difendersi, ma le difficoltà permangono forti in una realtà molto frammentata e caratterizzata da piccole entità produttive. La quasi totalita' delle aziende ciociare conta su un numero di capi compresi tra 1 e 99, e dispone di una superficie compresa tra i 2 e i 5 ettari. Da dati recenti il 41 per cento dei capi si trova in provincia di Viterbo, segue Roma con il 31 per cento, Rieti con il 13, Frosinone con l'11 e Latina con il 5. Negli ultimi 12 mesi nel Lazio risultano aperte 8.782 aziende, di cui 7121 di ovini, 835 di ovini e caprini, 826 di soli caprini. Il numero di capi nella regione è pari a 760.903 totali, di cui 715.397 ovini, 45.506 caprini. La maggioranza delle imprese presenta un numero di capi compreso tra 1 e 99 mentre la maggioranza di animali (45% ) e' detenuto da aziende che posseggono un numero di ovini compreso tra 100 e 499. Interessanti al riguardo anche i dati relativi agli ultimi 12 mesi: su un totale di 8.287 allevamenti aperti, nel Lazio ne risultano chiusi 3181, a Roma, su 2308, hanno chiuso invece i battenti 1039. Di contro si riscontra, in analogia ad altre realta' agricole, a fronte di una diminuzione della aziende un aumento del numero dei capi, da parte di entita' produttive piu' consistenti. Un risultato che, lega alle difficolta' sopra menzionate, anche la necessita' di una modernizzazione del settore.

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