2 Novembre 2011
Proprietà dello Stato

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Lo Stato è proprietario in Italia di 338mila ettari di terreni agricoli, gestiti attraverso amministrazioni ed enti pubblici, per un valore stimato di oltre 6 miliardi di  euro, che potrebbero essere venduti agli agricoltori per sostenere le misure necessarie al Decreto sviluppo del Governo sollecitato dall’Unione Europea. Questo è stato ricordato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini in occasione del Forum internazionale di Cernobbio nel rendere noti i risultati del primo studio sulle proprietà pubbliche dei terreni agricoli realizzato sulla base dei dati del Censimento Istat del 2010, nel primo dossier sullo “Stato Agricoltore”. Il Lazio dispone di 41mila ettari. “Il costo della terra – sottolinea Paolo De Cesare, direttore di Coldiretti Frosinone - è il principale ostacolo all’ingresso dei giovani in agricoltura dove il valore medio della terra ha superato i 18.400 euro per ettaro nel 2010, con una crescita dello 0,8 per cento a prezzi correnti in linea con quella degli ultimi anni. Il censimento - ha ricordato De Cesare - ha fatto scoprire l’esistenza di ben 338.127,51 ettari di superficie agricola utilizzata (Sau) di proprietà pubblica che, sulla base del valore medio della terra calcolato dall’Inea in 18.400 euro per ettaro, significa la disponibilità di un patrimonio di 6,22 miliardi di euro a disposizione dello Stato che non ha alcun interesse a fare l’agricoltore. Si tratta di un calcolo fatto peraltro per difetto che esclude i boschi e forme di gestione particolari come le comunanze in cui è piu’ difficile imputare con certezza la proprietà al pubblico. Secondo il sondaggio elaborato da Coldiretti/Swg e presentato al Forum, il 57 per cento dei ciociari ritiene che i terreni agricoli di proprietà pubblica dovrebbero essere venduti agli agricoltori, mentre secondo il 18 per cento sono un patrimonio che lo Stato deve tenersi e per il 14 per cento dovrebbero essere venduti a chiunque ne faccia richiesta e per qualsiasi finalità. Infine,  un 11 per cento non risponde.  La cessione di questi terreni - ha proseguito De Cesare - toglierebbe allo Stato il compito improprio di coltivare la terra, renderebbe disponibili risorse per lo sviluppo ma soprattutto avrebbe il vantaggio di calmierare il prezzo dei terreni, stimolare la crescita, l’occupazione e la redditività delle imprese agricole che rappresentano una leva competitiva determinante per la crescita del Paese. E’ certo infatti - ha precisato De Cesare - che nessuno meglio degli imprenditori agricoli è in grado di valorizzare lavorando la terra e generare nuova occupazione.

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