5 Novembre 2018
VITERBO: CENTRO STORICO INVASO DAI CINGHIALI

COLDIRETTI: Avevamo più volte avvisato, la politica ha fallito, si rischia grosso.

Per gli abitanti di alcune zone di Viterbo è ormai un’abitudine. Da mesi li vedono dalle loro finestre, tanti e cresciuti a dismisura di numero e di peso, che al tramonto escono allo scoperto e razzolano intorno a cassonetti dell’immondizia o nei giardini e passeggiano su marciapiedi e strade. “La nostra è quasi una convivenza, non hanno paura di noi né delle nostre auto - racconta un abitante di Via Belluno - , sono del tutto abituati a noi. E noi quando usciamo di casa, dobbiamo stare attenti anche a loro, ai cinghiali: ma è una cosa normale in città? L’altro ieri ho provato a cacciarli e uno di loro a quasi iniziato a caricarmi mentre ero coi miei bambini; ma che mondo è questo? Dove sono le istituzioni che dovrebbero proteggerci?”.

In tutta Italia, gli esperti ne contano oltre un milione. Nelle aree protette, ma anche nelle zone agricole e soprattutto sempre più nelle città, nelle zone vicino alle aree verdi da dove i cinghiali escono a caccia di cibo. «Ma sono calcoli molto approssimativi, è difficile riuscire ad avere numeri precisi, soprattutto per la velocità con cui si riproducono», spiega il responsabile gestione fauna dell’Ispra. Non solo «A questo si aggiungono anche le persone che lasciano in giro il cibo apposta, magari per gatti e cani». Ecco, “il primo modo per evitare l’arrivo degli ungulati nelle città sarebbe proprio quello di togliere le fonti di cibo, svuotando i cassonetti ad esempio, o pensare ad una campagna di sterilizzazione”.

Per gli esperti non è una soluzione praticabile. Troppo costosa e dagli effetti nulli. D’accordo con lui Andrea Monaco, della Direzione Ambiente Sistemi Naturali della Regione Lazio e autore delle linee guida dell’Ispra per la gestione del cinghiale: «Inutile, questi sono animali “dopati", non hanno quasi più nulla di quelli selvatici tanto che a 5 mesi ci sono femmine già gravide». Una norma prevede la multa per chi dà il cibo ai cinghiali su tutto il territorio nazionale, «ma è difficilissimo farla rispettare». La Coldiretti, che stima danni all’agricoltura per 100 milioni di euro solo nel 2016, suggerisce la cattura e la macellazione.

Per ridurre il numero, la Toscana ha approvato la caccia tutto l’anno. In Emilia ci sono gli abbattimenti controllati nelle aree protette. Nella Tenuta presidenziale di Castelporziano, ne vengono eliminati circa 1500 l’anno. La carne viene poi venduta nei negozi della zona. “E’ ora che ognuno si prenda le sue responsabilità - tuona il Presidente di Coldiretti Viterbo Mauro Pacifici -, siamo alla follia. Più volte e senza tregua abbiamo segnalato alle istituzioni la gravissima problematica, senza alcuna risposta e abbiamo sollecitato la creazione a livello regionale del piano di gestione ungulati, finalmente approvato ma ancora non operativo. I nostri agricoltori si sono stufati di essere presi in giro da chi dovrebbe fare e non fa.” Ci va pesante anche il Direttore di Coldiretti Viterbo Alberto Frau: “Come volevasi dimostrare, detto e fatto, noi avevamo lanciato l’allarme, le campagne sono ormai depredate e i cinghiali devono spingersi fino in città, invadendo anche i centri storici, con gravi ripercussioni anche a livello di immagine per il turismo; è pazzesco come nessuna delle istituzioni si adoperi per risolvere il problema, succederà come per gli altri disastri annunciati, che qualcuno si farà male per davvero. Essendo ormai il problema di evidente carattere di pubblica sicurezza, ci aspettiamo un pesante intervento della prefettura ed un interessamento immediato del nuovo sindaco di Viterbo, per il bene dei cittadini che ormai sono terrorizzati ed esasperati, per non parlare degli agricoltori ormai in ginocchio; non penso sia più il momento di fare orecchie da mercante”.

 

 

 

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